to be or not to be
someone already talked about this… some years ago. He was an English guy with a very difficult name…
to be or not to be
one of the unsolvable questions of life.
well we are thinking about it and in the mean time, while we are waiting to find THE solution, we had a precious experience in our life.
to be or not to be.
in the mean time let’s bee.
It was one day in Val de Varri, visiting Roberto and Elisabetta: beekeepers.
Here our very personal considerations about it. Maybe a small step to the solution of the unsolvable question…
Scotty and me – by Liron
Roberto ed Elisabetta – di Francesco Olivieri
Roberto, viso aperto come il suo sorriso, accogliente e caciarone. Elisabetta, uno sguardo garbato con gli occhi dell’entusiasmo. Questi i due personaggi che ci hanno accolto a Val de Varri, per vedere da vicino come lavorano le api. Immersi in un bosco nel mezzo dell’Appennino, dove i lupi a volte lasciano le loro tracce, uccidendo qualche pecora, si respira la tranquillità e la pace della natura incontaminata. E qui, le api possono lavorare con dovizia alla creazione di un miele molto pregiato. Tra i mandorli, i castagni, le betulle e i faggi, queste operaie, come ci spiega Roberto, hanno un preciso modo di lavorare. Sono organizzate, metodiche, e difendono ovviamente la regina che è stata marchiata con un colore verde sulla testa, per renderla riconoscibile. In queste celle, avviene appunto il miracolo della creazione del miele. Roberto, mentre Elisabetta prepara un ottimo pranzo a base di pasta fatta in casa e carne di pecora, ci fa vestire con le tute e i cappelli tipici degli apicoltori e ci porta davanti all’alveare. Le api non amano particolarmente tutta questa gente curiosa del loro lavoro, ma inizialmente portano pazienza fin quando poi decidono che è arrivato il momento di chiudere quella visita e si muovono in massa verso noi guardoni e curiosi, facendoci capire che è arrivato il momento di allontanarsi. Persino Roberto viene invitato a lasciare il campo, e per essere certe che realmente non torni più, lo accompagnano per un lungo tratto. Tra queste si é mossa persino la regina, che probabilmente per difendere il territorio, é uscita dall’alveare. Roberto ci fa vedere il marchio verde che le ha fatto sulla testa e corre ovviamente a riporla nell’alveare. La magia delle api, che piano piano stanno scomparendo dal globo a causa del troppo inquinamento, ci fa riflettere sulla geometria perfetta della natura, dove nulla viene lasciato al caso. Noi abbiamo avuto ancora la fortuna di poter vedere l’ingegno di questi piccoli insetti, che oggi in alcune parti della Cina sono completamente spariti e sostituiti da umani che impollinano a mano i fiori. La terra ha bisogno delle api, perché sono un perno fondamentale del ciclo della natura. Senza api il mondo potrebbe avere grossi problemi, molte specie sparirebbero e lo stesso essere umano avrebbe grosse difficoltà a sopravvivere. E’ accertato ormai che il vero problema sono i pesticidi, che uccidono letteralmente milioni di api. Bisognerebbe ricominciare a lavorare la terra avendone rispetto, cercando di evitare il più possibile di inquinare i cibi che noi mangiamo, assecondando i ritmi della natura. Proprio come fanno Roberto ed Elisabetta, che manifestano però il loro malumore quando alla domanda, “ma riuscite a campare lavorando la terra e le api?”, rispondono all’unisono di no, perché non c’è una politica che aiuti e protegga le piccole aziende che lavorano fuori dagli schemi consumistici. Per fortuna Elisabetta insegna in una scuola a Roma e quindi, questa meravigliosa coppia, che ci ha lasciato alla fine della nostra giornata/gita il dolce sapore della genziana sul palato, riesce comunque ad autosostenersi e fabbricare un miele eccezionale.
piccoli puntini – di Paola
indosso la tuta bianca, la rete in faccia, tutto sembra diverso. posso sentire il mio respiro. i movimento sono impacciati, improvvisamente non mi sento più sicura di me, percepisco il mio corpo così vulnerabile. loro sono laggiù, apparentemente indifferenti a questi extraterrestri che si avvicinano. apparentemente. in realtà controllano tutto, si muovono come un unico corpo. non posso avvicinarmi più di tanto. non è paura. non solo almeno. è qualcosa che si avvicina al rispetto per ciò che è evidentemente di più di quello che posso capire, di quello che posso studiare, di quello che posso anche solo immaginare. guardo. mi muovo lentamente, incredibilmente calma nella mia tuta. loro mi sono addosso, e io le guardo senza capire. e va bene così. assorbo senza capire, e per ora va bene così.
è tutto. nessuna rivelazione mistica, nessun amore improvviso, ma un grande senso di gratitudine: la conferma che in fondo non è poi così importante. sono solo un piccolo puntino. sono una piccola cellula dello stesso corpo di cui anche loro fanno parte. né più né meno. non più importante, non meno. non più indispensabile di loro. anzi sicuramente molto meno, nell’economia del tutto.
solo uno dei tanti modi della vita di esistere.